giovedì 22 gennaio 2009

Capitolo 7: Play your Game

Il pranzo della domenica si svolse più silenziosamente del solito. Quella era l'unica occasione in cui la famiglia Kurugawa, composta solamente da 4 membri femminili, aveva la possibilità di stare insieme più di un'ora. Inginocchiate su morbidi cuscini intorno ad un tavolo perfettamente guadrangolare, la madre e le figlie si servivano in silenzio, mentre il rumore delle bacchette che tenevano in mano risuonava con un tintinnìo acuto contro le ciotole delle pietanze. Yukari afferrò svogliatamente il tonkatsu (NdA: carne di maiale impanata e fritta) e lo intinse nella salsa agrodolce per poi portarselo lentamente alla bocca e masticarlo a lungo.
"Yukari, vuoi che ti passo dello yakisoba? (NdA: Spaghetti di grano saltati con verdure) E' molto più facile da digerire, se non hai fame." Chiese la madre, afferrando una ciotola e porgendola in direzione della figlia.
"No, grazie" rispose Yukari, deglutendo a fatica il pezzo di tonkatsu. Anche se mangiare era l'unico metodo per distrarsi vagamente dall'episodio della sera precedente, non possedeva assolutamente la forza di continuare a mangiare.
"Yuka-chaaaaan, oggi è domenica!" Gridò Sumire, alzando i pugnetti al cielo con entusiasmo "vieni fuori a giocare con me? Ho già fatto i compiti!" gongolò orgogliosa e dondolando le spalle a destra e a sinistra, aspettandosi dei complimenti.
"Brava Sumi-chan..." Sorrise la madre, allungando una mano per scompigliarle i neri capelli lucenti.
"Si, vengo..." sibilò Yukari, alzandosi dal tatami "Scusatemi, ma ora voglio stare un'oretta in camera mia. Non ho più fame. Sumire, chiamami quando hai finito"
"Sì!" rispose la sorellina minore, enfatizzando la risposta scuotendo la testolina sù e giù.

"Forse è meglio lasciar perdere. Io... Ho sbagliato ieri sera. Ho sbagliato tutto nei confronti di entrambi. Eppure la sola idea di dover rinunciare a lei mi fa impazzire..."
Il corpo di Yukari giaceva mollemente sul letto, mentre la sua testa era affondata completamente nel cuscino. Un braccio penzolava da un lato, privo di forze.
"Perchè non mi scrivi? Non hai niente da dirmi? Insultami anche, se vuoi. Dimmi che sono una stronza, un'egoista, una malata, una fuori di testa. Ma almeno dimmi qualcosa... Il tuo silenzio mi uccide, Nadeshiko... Mi uccide..."
Afferrò la trapunta del letto con entrambe le mani e cominciò a stringere il tessuto con tutta la sua forza.
"Il tuo silenzio mi uccide..."
Alzò la testa dal cuscino e con un gesto fulmineo agguantò il cellulare ed aprì il monitor.
Nessun messaggio.
In preda all'esasperazione entrò nella cartella dei messaggi ed incominciò un nuovo testo:
"Forse non ho nessun diritto di farmi sentire. Forse mi stai già odiando e pensi che era meglio che non ci fossimo mai conosciute... Io volevo solo dirti che mi dispiace, mi dispiace di aver involontariamente causato questo a te e Kinoshita-san. Ti giuro che... Se solo tu lo vorrai, me lo dirai... Io sparirò."
Inviò il messaggio e per una buon'ora tese l'orecchio al massimo, aprendone lo schermo ogni 5 minuti e ricontrollando più volte la funzionalità della suoneria.
Nessun messaggio.
Si sentì schiacciata da un enorme senso di soffocamento. Questo silenzio le faceva mancare l'aria, l'assenza di suoni e di parole le facevano venir voglia di strapparsi le orecchie e i capelli e gridare, solo gridare, per rompere quella così tangibile e folle solitudine.
Alla porta qualcuno bussò, ma il suono risuonò debole per la poca energia messa.
"Yuka-chan...?"
La voce di Sumire risuonò opacamente da dietro il legno.
Yukari s'alzò e, dopo essersi grattata la testa con una violenza tale da graffiarsi il cuoio capelluto nel tentativo di strappare dalla mente tutti quei pensieri, si diresse verso la porta.

L'estate era alle porte ed il frastuono delle cicale il quell'afoso pomeriggio domenicale era assordante. Una palla sgonfia rotolava sull'erba bruciata dal sole mentre da lontano si udirono i latrati di qualche cane. Sumire sgambettava di quà e di là per il giardino, correndo dietro alla palla che la sorella puntualmente le lanciava, in silenzio. Stava incominciando a sudare molto e quindi si diresse verso la pompa dell'acqua per darsi una rinfrescata al collo ed alle tempie. Aprì la manopola di ferro ossidato e inizialmente uscì dell'acqua marrone per la ruggine delle tubature. In lontananza s'udì una bicicletta che si avvicinava.
Yukari s'abbassò a terra e con le mani a cunetta raccolse dell'acqua per poi immergervi il viso.
Il rumore dei raggi della bicicletta si fece chiaramente più vicino.
Quando il suo viso fu completamente rinfrescato e la sua pelle grondava di goccioloni che cadevano formando delle macchie circolari e scure sulla sua maglietta, due ragazzi passarono davanti al suo giardino su una bicicletta.
"Ahah! Lesbica!"
"Nasconditi!"
La bicicletta sfrecciò via in tutta velocità mentre le risate dei due risuonavano sguaiatamente in tutto il quartiere.

Le lezioni stavano per incominciare ma a Yukari non importava assolutamente nulla. Entrò nell'istituto scolastico sbattendo con forza i portoni contro i muri e spintonando chiunque si trovasse sul suo percorso. Il suo sguardo era furente e i suoi pesanti passi squarciavano il baccano delle chiacchere degli studenti. Salì le scale 2 a 2 e, arrivata al piano superiore dell'istituto, si diresse verso la classe 2B aprendone la porta con violenza.
"Kinoshita!" Urlò, mentre tutta la classe si girò e una ventina di sguardi attoniti si appoggiarono sulla figura di Yukari. Fortunatamente il professore non c'era e tutti si stavano ancora dedicando alle chiacchere mattutine.
"Vieni sul tetto, immediatamente, gran pezzo di merda!"
Un brusìo di commenti stupefatti si alzò in tutta l'aula mentri gli studenti si guardavano gli uni con gli altri, e Masakazu avanzò con sguardo serio e per nulla intimorito verso la ragazza.
In brevissimo tempo i 2 arrivarono sul tetto della scuola, grandissimo spiazzo perimetrato da alte reti di sicurezza. Yukari chiuse il portone antipanico e voltò lo sguardo verso il ragazzo.
"Che cazzo stai dicendo in giro, eh? Che cazzo dici?" Urlò, stringendo i pugni.
I capelli dei 2 studenti erano scossi da un forte vento e frustravano ad intermittenza i loro visi.
"Perchè me la vuoi portare via, Yukari?"
Il ragazzo fissava il pavimento, immobile, senza un gesto. Il suo sguardo non era intravedibile tra i capelli le gli celavano il viso. La sua voce era stranamente pacata e bassa, quasi come un cupo lamento.
"...Io...? Portartela via?" Yukari si spiazzò. Lui aveva capito ogni cosa.
"Si, tu. Me la vuoi portare via. Perchè?"
"Io non ti voglio portare via nessuno..."
"Non dire stronzate!!!" Urlò Masakazu, alzando lo sguardo imbestialito. I suoi occhi erano colmi d'odio e le vene del suo collo cominciavano a caricarsi di sangue. Yukari comprese che stava il ragazzo stava progressivamente andando fuori di sè. "Tu mi vuoi portare via Nadeshiko!!! A te non importa niente della sua felicità, tu la vuoi solo per te e basta!!! Perchè non ci lasci stare?! Perchè devi intrometterti tra noi 2?! Lei non ti vorrà mai!!!"
"Che cosa ne sai?!" Gridò Yukari, sentendosi tremare ogni tessuto del suo corpo. Aveva paura. Se lui le avesse messo le mani addosso, e non era così lontano dal farlo, lei sicuramente non avrebbe avuto mezzi per contrastarlo. Ma allo stesso tempo il pensiero di cedergli Nadeshiko le era pressochè intollerabile.
"Lo so perchè lei non è una lesbica troia come te!!!"
"IO NON SONO LESBICA!!!" Urlò, cadendo in ginocchio e piangendo. L'adrenalina pulsava in ogni centimetro della sua carne e la sua mente era annebbiata dalla rabbia e dalla disperazione "Io sono Yukari!!! Io sono Yukari che vuole Nadeshiko!!!"
Le sue braccia cedettero e Yukari si accasciò completamente a terra, singhiozzando. Si rannicchiò su sè stessa, tremando e nascondendosi il viso.
"Perdonami... Perdonami, Masakazu... Io..."
Il ragazzo si avvicinò alla sua figura e, delicatamente, la afferrò per il braccio aiutandola a rialzarsi lentamente. In silenzio, la trascinò verso di sè e l'abbracciò forte.
"Perdonami tu, Yukari. Ho fatto una cosa sbagliata mettendo in giro quelle voci. E' che io stavo cominciando a temerti..."
Yukari si sentì avvolta dal forte abbraccio del ragazzo e il suo viso in lacrime premette contro la divisa blu scuro di lui. Il suo odore intenso di dopobarba le pervase i sensi.
"Non lo so che cosa mi succede Masakazu... Non lo so..." Sussurrò, mentre il ragazzo aveva incominciato ad accarezzarle i capelli sempre tenendola stretta a sè.
"Io e te adesso siamo rivali, lo sai?"
Il tono di Masakazu si fece pacato e tranquillo, addirittura quasi gentile.
"Non ti lascerò Nadeshiko..."
La grande e forte mano di lui continuava ad accarezzare amorevolmente i capelli di Yukari compressa contro il suo corpo. La ragazza staccò il viso dal tessuto di cotone che rivestiva il petto di lui e lo fissò negli occhi.
"Mi prometti che non giocherai più sporco, questa volta?"
Masakazu sorrise.
"Si, te lo prometto."
I due rimasero a fissarsi per qualche secondo, stretti di un intenso abbraccio, provando un reciproco e profondo rispetto l'uno per l'altra. Sapevano che lì avrebbe avuto termine la loro amicizia e che lì incominciava una silenziosa e sanguinosa guerra sentimentale.
"Fai il tuo gioco, Yukari"
Il ragazzo si staccò e, sempre conservando il suo proverbiale sorriso, alzò la mano per salutarla.
Yukari ripensò al primo giorno in cui l'aveva incontrato, così gentile e disponibile, così spontaneo e adorabile, e le lacrime si fecero ancora più copiose ed amare.

Quel giorno preferì non prendere il pulman per tornare a casa ma optò per una salutare passeggiata. Controllò più volte il cellulare, ma non vi era traccia di messaggi o squilli. Cominciò seriamente a preoccuparsi per Nadeshiko.
Oramai le macchine giravano con i finestrini abbassati e le radio trasmettevano canzoni allegre. Nelle villette a schiera diversi padri di famiglia passavano per il giardino a dorso nudo con un tosaerba e qualche famigliola non perdeva occasione per una grigliata. Le fronde degli alberi fremevano con il soffio gentile del vento e la città profumava di bella stagione.
Isolato dopo isolato si accorse di una piccola villa con un bellissimo e curatissimo giardino zen che dava sulla strada. Incuriosita da chi potesse possedere quel piccolo paradiso tropicale, si avvicinò al cancello per controllare sulla tavoletta di bronzo appesa sulle sbarre il cognome di famiglia: Tsukiyama.
Trasalì.
Quello era il domicilio di Nadeshiko. Casualmente aveva scoperto dove abitava e le tornarono in mente le parole di Masakazu riguardo la raffinatezza della sua famiglia e l'austerità del luogo in cui Nadeshiko era cresciuta. Mentre sostava davanti a quel cancello di metallo verniciato di nero, controllò di nuovo la posta del suo cellulare che per l'ennesima volta era immancabilmente vuota. Se era successo qualcosa a Nadeshiko, quello era il momento buono per scoprirlo.
Senza pensarci 2 volte, suonò il citofono di casa. Dopo una decina di secondi, il suono metallico di una voce risuonò dalle grate del citofono.
"Chi è?"
Era una voce indubbiamente femminile, ma non avrebbe saputo attribuirla a nessuno che conosceva, soprattutto perchè oltre a Nadeshiko non aveva conoscenze nella famiglia Tsukiyama.
"Ehm... Sono... Kurugawa Yukari..." deglutì a fatica e poi proseguì "stavo cercando...Uh... Tsukiyama Nadeshiko... Abita qui?"
"Nadeshiko?"
La voce sembrò piuttosto stupita dalla richiesta. Passarono alcuni secondi in cui nessuna delle 2 parlò, e Yukari si sentì piuttosto imbarazzata. Stava quasi pensando di andarsene di soppiatto quando la donna proseguì.
"Un attimo, per favore..."
Yukari cominciò a passeggiare avanti ed indietro nervosamente. E se fosse uscito il padre di Nadeshiko a cacciarla via? O la madre? Forse la sua presenza non era assolutamente gradita in quella casa. Forse Nadeshiko aveva raccontato ai suoi genitori della sua "stranezza" ed ora loro non volevano vederla nei paraggi della figlia.
"Yuka-chan..."
La voce di Nadeshiko la distolse dalle sue preoccupazioni e Yukari vide la ragazza sulla soglia di casa. Le 2 ragazze si corsero incontro ed il pesante cancello di ferro divideva i loro caldi corpi che avrebbero desiderato abbracciarsi.
"Perchè non mi rispondi ai messaggi? Che cosa ti è successo? C'è qualcosa che non va?"
"I miei genitori mi hanno sequestrato il cellulare e anche internet, non ho tempo per spiegarti, ti prego prendi questa e vattene subito!"
Nadeshiko estrasse dalla tasca del suo golfino di cotone viola una lettera sigillata ma stropicciata dalla fretta. Afferrò la mano di Yukari e gliela gettò in mano, richiudendole le dita.
"Vai via ora, ti prego!"
La ragazza corse verso la porta di casa e, voltandosi, rivolse un ultimo sguardo triste all'amica, dopodichè il portone si richiuse.
Nel giardino tornò di nuovo il silenzio. Yukari restò imbambolata per qualche secondo su 2 piedi con la lettera di Nadeshiko in mano. Era decisamente evidente che c'era qualcosa che non andava. Non l'aveva mai vista così agitata, così...spaventata dalla sua presenza. Cominciò a correre a perdi fiato verso casa sua, stringendo con forza quella lettera tra le mani. Il vento si scontrava violentemente sul suo viso ed i suoi capelli, simili ai tentacoli di una piovra nera si dissolvevano nel vento. Incominciava a non capirci più nulla... Nadeshiko stava diventando un mistero per lei, era irraggiungibile ed evanescente, incomprensibile ed eccitante, imprevedibile ed impenetrabile.
Giunta a casa, corse inarrestabile sulle scale e, chiusasi un camera sua a chiave incominciò a scartare la lettera di Nadeshiko...

3 commenti:

  1. non vale finire il capitolo così!! >__<
    Onee-sama ti ordino di pubblicare la lettera di Nadashiko entro staseraa!! >O<

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  2. Hachi-chan, non preoccuparti, oggi lo posto assolutamente!!! >___< Anzi mi metto già al lavoro adesso!!! >o<''/ Promesso promessissimo.

    Bisa-chaaaaan, sei una mia lettrice! *w* Che gioia!!! La mia prima lettrice!!! *w*
    Me felice.Y////Y

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