lunedì 26 gennaio 2009

Ma vaffanculo.

E' sempre la solita storia.
Le gente mi cerca solo per sfogarsi.
Ma porca puttana, ma credete forse che io non ce li abbia i miei problemi? Ma vaffanculo!
Bello no, perchè io tutta gentile e consolatoria sto lì ad ascoltare e dare consigli... E appena anche solo ACCENNO a parlare di me subito mi salutano, scaricandomi con una qualsiasi banalissima scusa del cazzo.
Io devo sempre ascoltarvi e mai essere ascoltata?
Ma secondo voi, adesso vi faccio una domanda, ma secondo voi...A ME CHE CAZZO ME NE FREGA DEI VOSTRI PROBLEMI? Almeno sono sufficientemente educata e gentile da starvi ad ascoltare e sono addirittura così cretina da scervellarmi a darvi consigli per ricevere in cambio un bel cazzo di niente!
Lo so benissimo che a voi del MIO dolore e dei MIEI problemi non ve ne frega un cazzo e potrei tranquillamente morire domani che nessuno di voi si sognerebbe minimamente di versare una lacrima, ma sarebbe carino che ogni tanto qualcuno si degnasse d'avere la cortesia di sprecare 2 minuti della sua vita a chiedermi un SINCERO "Come stai?"
Massì, non so nemmeno perchè sto qui a scrivere e a sfogarmi... E poi la gente mi chiede perchè ho un odio profondo verso il genere umano, dicendomi che sono negativa ed esagerata...
MA ANDATE TUTTI A FANCULO!!!

Vaffanculo a chi parla sempre di sè,
Vaffanculo a chi non è capace di ascoltare,
Vaffanculo a chi non chiede mai "come stai?" con sincero interesse,
Vaffanculo a chi cerca solamente quando ha bisogno,
Vaffanculo a chi pretende che gli altri risolvano i SUOI problemi,
Vaffanculo a chi non si sogna mai di dare dei consigli sensati,
Vaffanculo a chi si aggrappa sempre agli altri quando sta male,
Vaffanculo a chi pensa che il suo dolore e i suoi problemi siano al centro del mondo,
Vaffanculo a chi non sa vedere oltre ad un sorriso che cela una grande tristezza,
Vaffanculo a chi blatera le solite banalità come "dai che passa",
Vaffanculo a chi non sprecherebbe 2 minuti della sua vita a consolare qualcun altro.

Avete capito? VAFFANCULO VOI, E I VOSTRI PROBLEMI!
Sono stufa, stufa marcia di ascoltare le vostre troiate, imparate ad essere un pò maturi ed indipendenti e a risolvervi le vostre cose da soli, ma soprattutto, IMPARATE AD ASCOLTARE GLI ALTRI!

domenica 25 gennaio 2009

Capitolo 8: Un prato di Lucciole

[ Ti scrivo questa lettera perchè i miei genitori mi hanno sequestrato qualsiasi mezzo di comunicazione, sia computer che cellulare... Ti chiedo scusa anticipatamente se mi hai scritto qualcosa, ma proprio non ho potuto risponderti... Perdonami! La mia unica speranza è che ti arrivi questa lettera e farò di tutto per fartela avere!

E' un periodo molto difficile qui a casa mia... Devi sapere che, quando sabato sera Masakazu mi ha portata a casa, loro avevano notato immediatamente dagli sguardi sul nostro viso che era successo qualcosa. Io naturalmente non mi sono aperta perchè ciò avrebbe comportato un ammonimento senza precedenti da parte loro, ma non è servito molto a rimediare la situazione... Loro hanno comunque deciso di proibirmi di vedere tutte le persone presenti quella sera e mi hanno portato via tutti i modi per dirvelo e ancora adesso non riesco a capire come abbiano fatto a risalire a te... Devono aver telefonato ai genitori di Masakazu... E qualcuno deve aver fatto il tuo nome...

Come se non bastasse hanno deciso, dopo la scuola, di intensificare il mio carico di studio iscrivendomi a dei recuperi serali, che non sarebbero proprio dei recuperi ma dei potenziamenti... Ovvero, oltre a studiare le cose che studio normalmente a scuola, vogliono farmi studiare altre cose! Ho capito benissimo che è un modo per tenermi lontana da Te... In pratica, terminate le lezioni normali, ho solo 2 ore libere al pomeriggio e poi devo subito andare alle lezioni serali, che durano fino alle 22:00...

Non so come riusciremo ancora a vederci, Yuka-chan... Io voglio vederti e non voglio che nulla tra di noi cambi... Però io nonostante ci abbia pensato tantissimo, non ho trovato una soluzione... Non so come riusciremo ancora a vederci... Sono disperata Yuka-chan... Ti voglio tantissimo bene e mi manchi... Spero che tu voglia ancora avere a che fare con me... Io non rinuncerò mai a te!

Nadeshiko ]

Terminato di leggere la lettera, Yukari ancora non riusciva a crederci. Credeva che la sua famiglia fosse la peggio esistente sulla terra per l'eccessiva libertà a lei concessa e per le poche attenzioni che riceveva, ma una simile restrizione mentale non l'aveva mai conosciuta. Il bigottismo dei genitori di Nadeshiko sicuramente causava nella ragazza un enorme senso di soffocamento che si sarebbe potuto tranquillamente trasformare in follia e depressione. Ma come al solito, Nadeshiko riusciva a gestire tutto nel migliore dei modi... Quella ragazza possedeva una forza unita ad una pacatezza senza precedenti.

Strinse la lettera al suo petto e chiuse gli occhi. Le parole di Nadeshiko le avevano donato un oceano di forza che sentiva scorrere nelle sue vene con violenta sicurezza. Lei era dalla sua parte, lei la capiva, lei stava lottando. Yukari non era sola, e l'aveva percepito chiaramente da quella lettera piena di disperazione e speranza.

"Nemmeno io rinuncerò a te, puoi starne certa. Anche se Masakazu ha fatto il mio nome apposta per mettermi nei guai nei confronti dei tuoi genitori, questo non basta. Nulla basta per tenermi lontana da te. Sei l'unica cosa che ho e se dovessi perderti allora potrei tranquillamente smettere di mangiare, bere, dormire e respirare, perchè nulla potrebbe compensare il vuoto lasciato dalla tua mancanza. Io e te ci vedremo di notte."

Prese a sua volta carta e penna e si mise a scrivere con foga ogni cosa che stava pensando. L'inchiostro tracciava veloce il disegno dei suoi pensieri sulla carta e Yukari aveva le idee così precise che non si fermò nemmeno una volta a pensare. La gravità della situazione l'aveva resa più attiva e briosa e oramai aveva capito che non si poteva permettere di adagiarsi sugli allori, se veramente ci teneva a vedere Nadeshiko.

[...Io e te ci vedremo di notte. Anzi, domani sera stessa. Ti prego, se puoi, fatti trovare in quel prato isolato tra il negozio di articoli di pesca e il condominio giallo, hai presente? E' nel mio distretto, che si trova a 2 distretti dal tuo. Io ti aspetterò davanti al vecchio ciliegio, ti aspetterò fino alle 5 di mattina. Lo so che è folle, lo so che non è facile, lo so che... è impossibile, forse. Io non ti sto chiedendo di farcela, ti sto solo dicendo che io ci sarò. E ci sarò tutte le notti, ogni notte sarò lì ad aspettarti. Non ti lascio, Nadeshiko... Sarò lì ad aspettarti per sempre.

Yukari, 27/06 ]

La mattina seguente Yukari entrò con passo deciso nella classe di Nadeshiko e chiese ai suoi compagni quali materie avrebbero avuto quel giorno.

"Educazione civile" Risposero loro, e così infilò la lettera nel libro di educazione civile che si trovava, fortunatamente, sotto il suo banco. S'inchinò e ringraziò i compagni, per poi dileguarsi.

Durante le lezioni, il suo sguardo si perdeva nell'azzurro turchese del cielo, fuori dalla finestra. Le ricordava gli occhi di Nadeshiko e questo pensiero non faceva altro che indurla a fissare ancora più intensamente il firmamento, colmandosi del ricordo della ragazza. Si sentiva contro il mondo, da sola contro ogni suo conoscente per avere Nadeshiko. Per la prima volta nella sua vita aveva finalmente qualcosa per cui lottare con tutte le sue forze, e di una cosa era certa: Questa battaglia non avrebbe potuto permettersi di perderla. Ne aveva già perse tante ed anche molto importanti: La battaglia per la sua famiglia, la battaglia per avere una vita sociale, la battaglia contro il suo passato, la battaglia contro sè stessa. Ma questa volta, la sfida in gioco aveva acquisito un'importanza incalcolabile per lei.

Erano oramai le 11 di sera. Yukari controllò che tutta la sua famiglia si fosse ritirata in casa per riposare, quindi si vestì con un paio di Jeans scoloriti e stracciati ed un top bianco in microfibra. Accuratamente evitò di fare rumore scendendo dalle scale e chiuse la serratura con altrettanta delicatezza per poi correre a perdifiato nel posto stabilito per l'incontro con Nadeshiko.

L'aria era fresca quella notte d'estate. Il chiarore lunare illuminava con un velo bianco la distesa d'erba che si protraeva per circa un kilometro quadrato, tra un edificio e l'altro. Un tempo quello spiazzo selvatico era un ranch per cavalli, venduto ed abbandonato da diverse decadi. In verità, a guardarlo nessuno si sarebbe mai aspettato che un tempo lì ci fosse stato qualcosa costruito per mano umana. Cespuglietti di media altezza crescevano casualmente in quell'appezzamento erboso e quasi nel punto più lontano della strada si stanziava un piccolo pero in fiore.

Alzando bene le ginocchia per attraversare la radura, arrivò dinanzi al pero e si sedette sulle radici. Fu in quel momento che si accorse che il prato notturno ospitava delle piccole luci, che timidamente passavano da uno stelo all'altro, volteggiando tra le erbe come goccioline luminose.

Sorrise.

Se Nadeshiko non fosse arrivata quella notte, almeno avrebbe potuto godere della compagnia di graziose ed innocue lucciole. Chiuse gli occhi appoggiando la testa contro il tronco dell'albero, ed aspettò. La sua cognizione del tempo cominciò a sfumare mentre la sua testa si svuotava d'ogni pensiero, per dedicare quel tempo solo all'attesa di lei. Si abituò all'idea che avrebbe dovuto passare tutte le notti in quella distesa erbosa solitaria con delle silenziose lucciole, le quali man mano che le ore passavano si azzardavano sempre di più ad avvicinarsi alla sua figura.

"Yukari... Sei tu?"

Una voce cristallina provenì da una decina di metri di distanza da lei.

Aprì immediatamente gli occhi e di scatto s'alzò in piedi, come se fosse un riflesso incondizionato.

Nadeshiko era davanti a lei, vestita con la sua stessa semplicità: Una gonna di cotone azzurro ed una felpa in coordinato. Non sembrava nemmeno lei, quella notte si era spogliata della sua proverbiale eleganza, eppure a Yukari mancò il fiato per quanto bella potesse ancora risultare. Quell'aspetto così pulito ed umile le fecero comprendere di quali sforzi avesse dovuto fronteggiare Nadeshiko per riuscire ad uscire di casa.

"Perdonami, sono già le 3 e mezza... La nostra cameriera va sempre a dormire alle 2, e volevo essere sicura che stesse dormendo..."

La sua voce, timida e gentile come sempre, spezzò il silenzio della notte come una nota musicale.

"Non preccuparti..." Disse Yukari, completamente assuefatta dalla sua presenza. Non l'aveva vista per 2 giorni che le erano sembrati un'eternità senza precedenti. Quella notte Nadeshiko ai suoi occhi era ancora più irresistibile.

"Grazie per avermi risposto alla lettera..." Nadeshiko abbassò lo sguardo timidamente e sorrise "...Mi sento davvero felice quando sono con te... Avevo paura di non rivederti più, Yuka-chan... Tu sei l'unica che mi fa stare veramente bene..." rialzò lo sguardo, guardando Yukari negli occhi "...La tua presenza rende ogni cosa più leggera"

Yukari si sentì tremare le gambe. Quelle parole dall'impatto così forte e sconvolgente la disarmavano di ogni difesa come nessuno sapeva fare. Solo con un sorriso di troppo ed una parola gentile, Nadeshiko era in grado di smantellarla completamente senza lasciare in piedi nemmeno una barriera.

"Nadeshiko non mi ringraziare..." Yukari si avvicinò alla ragazza, sorridendole e prendendole le mani tra le sue, gestò che le causò un batticuore incontrollato "Io ci tengo a te in un modo che nemmeno ti immagini... Tu sei... Ogni cosa"

In quell'istante il sorriso di Nadeshiko divenne ancora più radioso. La luce lunare carezzava i suoi capelli facendoli risplendere di bagliori argentati mentre la sua minuta figura pareva l'incarnazione di una fata della notte. Yukari sentì il cuore in gola e tutti i suoi sensi si erano acuiti all'estremo. Quel momento, da sola con Nadeshiko in quel prato rischiarato dal bagliore delle stelle le giunse al cuore come estremamente intimo. Quella notte era loro, quella notte era sua e di Nadeshiko e non c'era nessuno che potesse interrompere la magia che pervadeva quel momento. Sentì che probabilmente non le sarebbe più capitato un momento del genere, un lasso di tempo e di spazio così grande solo per loro 2... Quella notte, Yukari non si sarebbe più trattenuta.

Lentamente, avvicinò il viso a quello di Nadeshiko e, appoggiando le labbra timidamente su quelle della ragazza, la baciò.

Il tempo si fermò e Yukari potè percepire solamente la morbidezza delle sue labbra. Il profumo di Nadeshiko le turbò l'animo, in preda ad un'euforica eccitazione soffocata dal contegno che si era imposta di mantenere. Nadeshiko pareva immobilizzata da quel bacio e così Yukari trovò il coraggio, uscito da non si sa dove, di cingere la vita della ragazza tra le mani e di spingerla delicatamente contro il suo corpo in un gesto d'estrema passione e possessività.

Le sue spalle vennero cinse dalle sottili e nivee braccia di Nadeshiko mentre le sottili lingue delle 2 ragazze incominciavano ad incontrarsi. Yukari si sentì letteralmente impazzire. Non avrebbe mai e poi mai previsto una reazione simile da parte della ragazza e quella situazione le parse fantasticamente irreale. Non riusciva a crederci, stava succedendo ciò che sognava ossessivamente da notti intere, stava baciando con passione le labbra di Nadeshiko, così terribilmente morbide e sensuali che non potè fare a meno di eccitarsi. Si sentì avvampare il viso e la mente cadde in un subbuglio totale mentre le loro umide lingue si intrecciavano accompagnate da respiri affannosi. La strinse ancora più verso di sè propendendo in avanti e i loro corpi sbatterono contro l'albero.

"Scusami..." Sussurrò Yukari staccandosi un attimo da quel connubio bollente di labbra.

"Scema!" Rise Nadeshiko, prendendole la testa tra le mani ed incollandosi di nuovo alle sue labbra.

Yukari perse del tutto la già poco chiara cognizione del tempo e la sua mente si sciolse nella figura di Nadeshiko, sulla quale le sue mani avidamente si muovevano, esplorando la sua pelle calda e liscia come l'avorio sotto la felpa azzurra della ragazza.

Sentì Nadeshiko sussultare e Yukari prese a baciarle il collo in preda alla più folle ed incontrollabile passione. Era così sensuale, delicato e sottile che sembrava di baciare la pelle di un imperatrice bambina.

In mezzo ad un prato notturno decorato da stelle danzanti, due Fiori della Notte si perdevano nel desiderio l'una per l'altra, mentre la luna baciava con il suo candore le loro innocenti e peccatrici figure fuse in una spirale di sospiri.

giovedì 22 gennaio 2009

Capitolo 7: Play your Game

Il pranzo della domenica si svolse più silenziosamente del solito. Quella era l'unica occasione in cui la famiglia Kurugawa, composta solamente da 4 membri femminili, aveva la possibilità di stare insieme più di un'ora. Inginocchiate su morbidi cuscini intorno ad un tavolo perfettamente guadrangolare, la madre e le figlie si servivano in silenzio, mentre il rumore delle bacchette che tenevano in mano risuonava con un tintinnìo acuto contro le ciotole delle pietanze. Yukari afferrò svogliatamente il tonkatsu (NdA: carne di maiale impanata e fritta) e lo intinse nella salsa agrodolce per poi portarselo lentamente alla bocca e masticarlo a lungo.
"Yukari, vuoi che ti passo dello yakisoba? (NdA: Spaghetti di grano saltati con verdure) E' molto più facile da digerire, se non hai fame." Chiese la madre, afferrando una ciotola e porgendola in direzione della figlia.
"No, grazie" rispose Yukari, deglutendo a fatica il pezzo di tonkatsu. Anche se mangiare era l'unico metodo per distrarsi vagamente dall'episodio della sera precedente, non possedeva assolutamente la forza di continuare a mangiare.
"Yuka-chaaaaan, oggi è domenica!" Gridò Sumire, alzando i pugnetti al cielo con entusiasmo "vieni fuori a giocare con me? Ho già fatto i compiti!" gongolò orgogliosa e dondolando le spalle a destra e a sinistra, aspettandosi dei complimenti.
"Brava Sumi-chan..." Sorrise la madre, allungando una mano per scompigliarle i neri capelli lucenti.
"Si, vengo..." sibilò Yukari, alzandosi dal tatami "Scusatemi, ma ora voglio stare un'oretta in camera mia. Non ho più fame. Sumire, chiamami quando hai finito"
"Sì!" rispose la sorellina minore, enfatizzando la risposta scuotendo la testolina sù e giù.

"Forse è meglio lasciar perdere. Io... Ho sbagliato ieri sera. Ho sbagliato tutto nei confronti di entrambi. Eppure la sola idea di dover rinunciare a lei mi fa impazzire..."
Il corpo di Yukari giaceva mollemente sul letto, mentre la sua testa era affondata completamente nel cuscino. Un braccio penzolava da un lato, privo di forze.
"Perchè non mi scrivi? Non hai niente da dirmi? Insultami anche, se vuoi. Dimmi che sono una stronza, un'egoista, una malata, una fuori di testa. Ma almeno dimmi qualcosa... Il tuo silenzio mi uccide, Nadeshiko... Mi uccide..."
Afferrò la trapunta del letto con entrambe le mani e cominciò a stringere il tessuto con tutta la sua forza.
"Il tuo silenzio mi uccide..."
Alzò la testa dal cuscino e con un gesto fulmineo agguantò il cellulare ed aprì il monitor.
Nessun messaggio.
In preda all'esasperazione entrò nella cartella dei messaggi ed incominciò un nuovo testo:
"Forse non ho nessun diritto di farmi sentire. Forse mi stai già odiando e pensi che era meglio che non ci fossimo mai conosciute... Io volevo solo dirti che mi dispiace, mi dispiace di aver involontariamente causato questo a te e Kinoshita-san. Ti giuro che... Se solo tu lo vorrai, me lo dirai... Io sparirò."
Inviò il messaggio e per una buon'ora tese l'orecchio al massimo, aprendone lo schermo ogni 5 minuti e ricontrollando più volte la funzionalità della suoneria.
Nessun messaggio.
Si sentì schiacciata da un enorme senso di soffocamento. Questo silenzio le faceva mancare l'aria, l'assenza di suoni e di parole le facevano venir voglia di strapparsi le orecchie e i capelli e gridare, solo gridare, per rompere quella così tangibile e folle solitudine.
Alla porta qualcuno bussò, ma il suono risuonò debole per la poca energia messa.
"Yuka-chan...?"
La voce di Sumire risuonò opacamente da dietro il legno.
Yukari s'alzò e, dopo essersi grattata la testa con una violenza tale da graffiarsi il cuoio capelluto nel tentativo di strappare dalla mente tutti quei pensieri, si diresse verso la porta.

L'estate era alle porte ed il frastuono delle cicale il quell'afoso pomeriggio domenicale era assordante. Una palla sgonfia rotolava sull'erba bruciata dal sole mentre da lontano si udirono i latrati di qualche cane. Sumire sgambettava di quà e di là per il giardino, correndo dietro alla palla che la sorella puntualmente le lanciava, in silenzio. Stava incominciando a sudare molto e quindi si diresse verso la pompa dell'acqua per darsi una rinfrescata al collo ed alle tempie. Aprì la manopola di ferro ossidato e inizialmente uscì dell'acqua marrone per la ruggine delle tubature. In lontananza s'udì una bicicletta che si avvicinava.
Yukari s'abbassò a terra e con le mani a cunetta raccolse dell'acqua per poi immergervi il viso.
Il rumore dei raggi della bicicletta si fece chiaramente più vicino.
Quando il suo viso fu completamente rinfrescato e la sua pelle grondava di goccioloni che cadevano formando delle macchie circolari e scure sulla sua maglietta, due ragazzi passarono davanti al suo giardino su una bicicletta.
"Ahah! Lesbica!"
"Nasconditi!"
La bicicletta sfrecciò via in tutta velocità mentre le risate dei due risuonavano sguaiatamente in tutto il quartiere.

Le lezioni stavano per incominciare ma a Yukari non importava assolutamente nulla. Entrò nell'istituto scolastico sbattendo con forza i portoni contro i muri e spintonando chiunque si trovasse sul suo percorso. Il suo sguardo era furente e i suoi pesanti passi squarciavano il baccano delle chiacchere degli studenti. Salì le scale 2 a 2 e, arrivata al piano superiore dell'istituto, si diresse verso la classe 2B aprendone la porta con violenza.
"Kinoshita!" Urlò, mentre tutta la classe si girò e una ventina di sguardi attoniti si appoggiarono sulla figura di Yukari. Fortunatamente il professore non c'era e tutti si stavano ancora dedicando alle chiacchere mattutine.
"Vieni sul tetto, immediatamente, gran pezzo di merda!"
Un brusìo di commenti stupefatti si alzò in tutta l'aula mentri gli studenti si guardavano gli uni con gli altri, e Masakazu avanzò con sguardo serio e per nulla intimorito verso la ragazza.
In brevissimo tempo i 2 arrivarono sul tetto della scuola, grandissimo spiazzo perimetrato da alte reti di sicurezza. Yukari chiuse il portone antipanico e voltò lo sguardo verso il ragazzo.
"Che cazzo stai dicendo in giro, eh? Che cazzo dici?" Urlò, stringendo i pugni.
I capelli dei 2 studenti erano scossi da un forte vento e frustravano ad intermittenza i loro visi.
"Perchè me la vuoi portare via, Yukari?"
Il ragazzo fissava il pavimento, immobile, senza un gesto. Il suo sguardo non era intravedibile tra i capelli le gli celavano il viso. La sua voce era stranamente pacata e bassa, quasi come un cupo lamento.
"...Io...? Portartela via?" Yukari si spiazzò. Lui aveva capito ogni cosa.
"Si, tu. Me la vuoi portare via. Perchè?"
"Io non ti voglio portare via nessuno..."
"Non dire stronzate!!!" Urlò Masakazu, alzando lo sguardo imbestialito. I suoi occhi erano colmi d'odio e le vene del suo collo cominciavano a caricarsi di sangue. Yukari comprese che stava il ragazzo stava progressivamente andando fuori di sè. "Tu mi vuoi portare via Nadeshiko!!! A te non importa niente della sua felicità, tu la vuoi solo per te e basta!!! Perchè non ci lasci stare?! Perchè devi intrometterti tra noi 2?! Lei non ti vorrà mai!!!"
"Che cosa ne sai?!" Gridò Yukari, sentendosi tremare ogni tessuto del suo corpo. Aveva paura. Se lui le avesse messo le mani addosso, e non era così lontano dal farlo, lei sicuramente non avrebbe avuto mezzi per contrastarlo. Ma allo stesso tempo il pensiero di cedergli Nadeshiko le era pressochè intollerabile.
"Lo so perchè lei non è una lesbica troia come te!!!"
"IO NON SONO LESBICA!!!" Urlò, cadendo in ginocchio e piangendo. L'adrenalina pulsava in ogni centimetro della sua carne e la sua mente era annebbiata dalla rabbia e dalla disperazione "Io sono Yukari!!! Io sono Yukari che vuole Nadeshiko!!!"
Le sue braccia cedettero e Yukari si accasciò completamente a terra, singhiozzando. Si rannicchiò su sè stessa, tremando e nascondendosi il viso.
"Perdonami... Perdonami, Masakazu... Io..."
Il ragazzo si avvicinò alla sua figura e, delicatamente, la afferrò per il braccio aiutandola a rialzarsi lentamente. In silenzio, la trascinò verso di sè e l'abbracciò forte.
"Perdonami tu, Yukari. Ho fatto una cosa sbagliata mettendo in giro quelle voci. E' che io stavo cominciando a temerti..."
Yukari si sentì avvolta dal forte abbraccio del ragazzo e il suo viso in lacrime premette contro la divisa blu scuro di lui. Il suo odore intenso di dopobarba le pervase i sensi.
"Non lo so che cosa mi succede Masakazu... Non lo so..." Sussurrò, mentre il ragazzo aveva incominciato ad accarezzarle i capelli sempre tenendola stretta a sè.
"Io e te adesso siamo rivali, lo sai?"
Il tono di Masakazu si fece pacato e tranquillo, addirittura quasi gentile.
"Non ti lascerò Nadeshiko..."
La grande e forte mano di lui continuava ad accarezzare amorevolmente i capelli di Yukari compressa contro il suo corpo. La ragazza staccò il viso dal tessuto di cotone che rivestiva il petto di lui e lo fissò negli occhi.
"Mi prometti che non giocherai più sporco, questa volta?"
Masakazu sorrise.
"Si, te lo prometto."
I due rimasero a fissarsi per qualche secondo, stretti di un intenso abbraccio, provando un reciproco e profondo rispetto l'uno per l'altra. Sapevano che lì avrebbe avuto termine la loro amicizia e che lì incominciava una silenziosa e sanguinosa guerra sentimentale.
"Fai il tuo gioco, Yukari"
Il ragazzo si staccò e, sempre conservando il suo proverbiale sorriso, alzò la mano per salutarla.
Yukari ripensò al primo giorno in cui l'aveva incontrato, così gentile e disponibile, così spontaneo e adorabile, e le lacrime si fecero ancora più copiose ed amare.

Quel giorno preferì non prendere il pulman per tornare a casa ma optò per una salutare passeggiata. Controllò più volte il cellulare, ma non vi era traccia di messaggi o squilli. Cominciò seriamente a preoccuparsi per Nadeshiko.
Oramai le macchine giravano con i finestrini abbassati e le radio trasmettevano canzoni allegre. Nelle villette a schiera diversi padri di famiglia passavano per il giardino a dorso nudo con un tosaerba e qualche famigliola non perdeva occasione per una grigliata. Le fronde degli alberi fremevano con il soffio gentile del vento e la città profumava di bella stagione.
Isolato dopo isolato si accorse di una piccola villa con un bellissimo e curatissimo giardino zen che dava sulla strada. Incuriosita da chi potesse possedere quel piccolo paradiso tropicale, si avvicinò al cancello per controllare sulla tavoletta di bronzo appesa sulle sbarre il cognome di famiglia: Tsukiyama.
Trasalì.
Quello era il domicilio di Nadeshiko. Casualmente aveva scoperto dove abitava e le tornarono in mente le parole di Masakazu riguardo la raffinatezza della sua famiglia e l'austerità del luogo in cui Nadeshiko era cresciuta. Mentre sostava davanti a quel cancello di metallo verniciato di nero, controllò di nuovo la posta del suo cellulare che per l'ennesima volta era immancabilmente vuota. Se era successo qualcosa a Nadeshiko, quello era il momento buono per scoprirlo.
Senza pensarci 2 volte, suonò il citofono di casa. Dopo una decina di secondi, il suono metallico di una voce risuonò dalle grate del citofono.
"Chi è?"
Era una voce indubbiamente femminile, ma non avrebbe saputo attribuirla a nessuno che conosceva, soprattutto perchè oltre a Nadeshiko non aveva conoscenze nella famiglia Tsukiyama.
"Ehm... Sono... Kurugawa Yukari..." deglutì a fatica e poi proseguì "stavo cercando...Uh... Tsukiyama Nadeshiko... Abita qui?"
"Nadeshiko?"
La voce sembrò piuttosto stupita dalla richiesta. Passarono alcuni secondi in cui nessuna delle 2 parlò, e Yukari si sentì piuttosto imbarazzata. Stava quasi pensando di andarsene di soppiatto quando la donna proseguì.
"Un attimo, per favore..."
Yukari cominciò a passeggiare avanti ed indietro nervosamente. E se fosse uscito il padre di Nadeshiko a cacciarla via? O la madre? Forse la sua presenza non era assolutamente gradita in quella casa. Forse Nadeshiko aveva raccontato ai suoi genitori della sua "stranezza" ed ora loro non volevano vederla nei paraggi della figlia.
"Yuka-chan..."
La voce di Nadeshiko la distolse dalle sue preoccupazioni e Yukari vide la ragazza sulla soglia di casa. Le 2 ragazze si corsero incontro ed il pesante cancello di ferro divideva i loro caldi corpi che avrebbero desiderato abbracciarsi.
"Perchè non mi rispondi ai messaggi? Che cosa ti è successo? C'è qualcosa che non va?"
"I miei genitori mi hanno sequestrato il cellulare e anche internet, non ho tempo per spiegarti, ti prego prendi questa e vattene subito!"
Nadeshiko estrasse dalla tasca del suo golfino di cotone viola una lettera sigillata ma stropicciata dalla fretta. Afferrò la mano di Yukari e gliela gettò in mano, richiudendole le dita.
"Vai via ora, ti prego!"
La ragazza corse verso la porta di casa e, voltandosi, rivolse un ultimo sguardo triste all'amica, dopodichè il portone si richiuse.
Nel giardino tornò di nuovo il silenzio. Yukari restò imbambolata per qualche secondo su 2 piedi con la lettera di Nadeshiko in mano. Era decisamente evidente che c'era qualcosa che non andava. Non l'aveva mai vista così agitata, così...spaventata dalla sua presenza. Cominciò a correre a perdi fiato verso casa sua, stringendo con forza quella lettera tra le mani. Il vento si scontrava violentemente sul suo viso ed i suoi capelli, simili ai tentacoli di una piovra nera si dissolvevano nel vento. Incominciava a non capirci più nulla... Nadeshiko stava diventando un mistero per lei, era irraggiungibile ed evanescente, incomprensibile ed eccitante, imprevedibile ed impenetrabile.
Giunta a casa, corse inarrestabile sulle scale e, chiusasi un camera sua a chiave incominciò a scartare la lettera di Nadeshiko...

martedì 20 gennaio 2009

Capitolo 6: Un film di Takeshi Kitano

Le settimane passavano in fretta e Yukari entrò sempre più in confidenza con Nadeshiko. Ogni giorno dopo le lezioni andavano a pranzo assieme e così Yukari ebbe la possibilità di sciogliersi nei confronti dell'amica e di essere più spontanea, soprattutto quando nei paraggi non vi era Masakazu, cosa che le creava una sadica gioia interiore.
Addirittura un giorno, facendo appello a tutto il coraggio che aveva in corpo, riuscì addirittura a chiederle il numero di cellulare. Per lei fu una grandissima conquista in quanto avrebbe potuto sentire la voce dolce e rassicurante di Nadeshiko in un qualsiasi momento.
Durante le loro passeggiate pomeridiane, tra succhi alla fragola, marron glacès e muffin al cioccolato presi al bar, stava cominciando a capire qualcosa di lei... Era una ragazza raffinatamente riservata e discreta, che aveva la piacevole caratteristica dell'ascoltare mostrando un educato interesse. Manteneva costantemente un tono di voce pacato ma allegro e nelle situazioni spesso cercava di trarne il lato positivo, infatti Yukari non aveva mai avuto l'occasione di vederla arrabbiata per una qualunque cosa. Inoltre, ascoltando i suoi discorsi con Masakazu che spesso si lamentava di molte cose, capì che Nadeshiko era una ragazza che si mobilitava attivamente per trovare delle soluzioni ai problemi degli altri, cercandole e pensandoci su proprio come se il problema riguardasse lei. Inoltre Masakazu le aveva raccontato che Nadeshiko otteneva costantemente dei voti eccellenti e che i suoi genitori erano molto rigidi riguardo al rendimento scolastico. Proveniente da una famiglia benestante, a Nadeshiko era stata impartita un'educazione virtuosa e severa che la portava a non scomporsi mai davanti a nessuna situazione e a mantenere un atteggiamento positivo e cordiale davanti a tutti.
Per questo, molte volte, Yukari non riusciva a capire che cosa Nadeshiko pensasse veramente. Mentre lei era libera di afferrare, strattonare e urlare in faccia quello che pensava a chiunque, Nadeshiko era obbligata a sfoderare sempre e prontamente il più positivo degli atteggiamenti.
Se già dal vivo era difficile decifrarla, tramite sms era assolutamente impossibile.
Nonostante ciò Yukari si convinse che ci fosse per forza un limite alla teatralità che una persona sia in grado di sfoderare, così prese per veritiero ogni sorriso ed ogni buona parola della sua Ninfa Primaverile.

Sabato sera arrivò in fretta e Yukari non sapeva proprio che cosa mettersi. Senza ombra di dubbio Nadeshiko quella sera si sarebbe vestita con il più grazioso dei completi estivi dato che sin dal primo giorno aveva notato in lei un gusto assolutamente ricercato nel vestiario che ogni volta sfociava in un'esplosione di femminilità unita a sobrietà, rendendola assolutamente unica nel suo genere.
Yukari afferrò i pomelli d'ottone del suo cassetto d'ebano e lo aprì. 3 top di cotone sgualcito la fissavano tristemente, con le loro stampe scrostate. In preda ad un imput di rabbia con sè stessa per non essersi mai preoccupata di comprarsi dei vestiti decenti chiuse il cassetto con violenza e sospirò. Ok, non c'era altra scelta. Se voleva essere almeno lontanamente all'altezza di Nadeshiko... Era indispensabile... Doveva farlo.
Si alzò con il passo svogliato di chi si derige alla pubblica gogna andò a bussare alla porta di Akemi. La sorella aprì la porta evidentemente stupita poichè non si aspettava assolutamente d'essere interpellata a quell'ora. I suoi capelli biondi erano avvolti in un asciugamano a mò di turbante in testa mentre i seni floridi e pieni facevano capolino dall'accappatoio color pastello praticamente aperto. La sua figura emanava un intenso profumo di vaniglia e orchidea selvatica.
"Embè?" Chiese, fissando la sorella accigliata.
"Senti, lo so, non è da me chiedertelo, non è da te dirmi di si, insomma non è normale sta cosa, ok? Però ho bisogno del tuo aiuto, ed in fretta, per questa sera"
Sul viso della sorella maggiore comparve un diabolico sorriso assolutamente compiaciuto.
"Ohohoh..."
"Dai, piantala. Senti... Hai qualcosa di... Femminile?"
"Perchè invece di fare la cafona delle peggiori taverne di scaricatori non entri a dare un'occhiata?" La sorella le aprì la porta, facendola passare.
La stanza della sorella maggiore era disseminata di candele ai frutti e di petali sui mobili, mentre 2 lampade rosse diffondevano per tutta la stanza una calda atmosfera. Il letto era coperto da una larga trapunta a pelo rosso.
"Lo sai che sembra una stanza di un'accompagnatrice?" Disse Yukari, sghignazzando sommessamente.
"Lo sai che se non la smetti esci come una barbona alcolizzata?" Ribattè Akemi, non degnandola di uno sguardo e sciogliendosi i capelli davanti ad un lungo specchio a parete.
I suoi cassetti erano traboccanti di vestiti femminili e sexy. Tra top scollati, fasce glitterate, bikini trasparenti e perizomi in pizzo, Yukari riuscì finalmente ad estrarre una minigonna di jeans aderente e una t-shirt di cotone rosa con al centro la scritta "I'm fashion".
Sembrava una presa per il culo.
Nonostante ciò Yukari afferrò i due capi e li portò in camera sua, dopo aver sommessamente ringraziato la sorella maggiore. Se li infilò e, dopo essersi guardata allo specchio ed aver soffocato un conato di vomito, mise le All Stars e corse fuori casa.

Davanti al cinema stanziava un gran numero di persone, ma di Nadeshiko e Masakazu non vi era neanche l'ombra. Digitò velocemente un sms che inviò ad entrambi per avvisarli che era già arrivata. Camminò distrattamente avanti ed indietro lungo il marciapiede, e fissò il cartellone luminoso del cinema. "Kikujiro no natsu - L'estate di Kikujiro. Un film di Takeshi Kitano".
"Yuka-chan!"
Una voce provenì dalle sue spalle. Si voltò e una ragazzina dai lunghi capelli dai riflessi di quarzo le correva incontro sorridendo, seguito da un ragazzo sorridente che, prendendosela con più calma, la salutava a distanza con una mano.
"Ecco, mi sta per mancare il fiato... Dio, quant'è bella... Perchè mi sento così ogni volta che la incontro? E' come se entrassi in un'altra dimensione dove esiste solo il suo sorriso... Non riesco a guardarti negli occhi troppo a lungo, Nadeshiko... Sei bella da farmi star male..."
Nadeshiko indossava un vestitino di seta aderente bianco, bordato da pizzi neri sulle mani e sull'orlo della gonna con un cinturino di velluto nero all'altezza del torace sotto i seni, terminante sul davanti con un fiocchetto di velluto. Lo sguardo di Yukari si perse tra le pieghe di seta che morbidamente aderivano al corpo della ragazza.
I tre presero posto tenendo Nadeshiko accuratamente in mezzo. Quando Masakazu circondò le spalle della graziosa ragazzina con un braccio, Yukari sentì pervadersi da un vortice di rabbia cocente e piantò le unghie nel braccio del ragazzo.
"Ahia! Ma che oh, sei scema?!" Gridò Masakazu, fissandola con sguardo arrabbiato ed incredulo.
"Non... Non si fanno queste cose in pubblico!"
"Lei è la mia ragazza e faccio quello che mi pare, hai capito?!"
"Shhhhh!"
Delle richieste di fare silenzio provenirono da dietro e i 2 furono costretti a chetarsi. Il film cominciò, ma la mano di Masakazu restò sulla spalla di Nadeshiko, anzi, sembrava aver addirittura forzato la presa. Questa volta doveva essersi veramente arrabbiato, e Yukari si sentì un pò dispiaciuta. In fondo lei era solo un'amica e con loro non centrava nulla... Ma lei sentiva Nadeshiko sua.
"Io... Io sono gelosa. Oramai è chiaro ed è inutile che mi prendo in giro... Io sono forse lesbica? Nadeshiko mi piace... Io... Mi da troppo fastidio che lui la tocchi..."
Si accorse che il film le scorreva davanti agli occhi, ma i suoi pensieri erano rivolti alla mano di Masakazu che ribadiva il possesso di Nadeshiko con forza. Non riusciva a pensare ad altro, avrebbe voluto alzarsi e gridare di non toccarla, di lasciarla stare... Si limitò a sospirare, chiudere per qualche secondo gli occhi e concentrarsi sul film.
"Nadeshiko..."
Il desiderio di toccarle una mano le bruciava nel petto. Con la coda dell'occhio guardò la ragazza, che nel frattempo aveva appoggiato la testa sulla spalla del ragazzo.
Una fitta lancinante di dolore e gelosia le perforò il cuore, causandole addirittura un capogiro. Si portò una mano alla fronte e constatò che era imperlata di sudore.
"Ok, basta, devo togliermela dalla testa... Devo togliermela dalla testa... Lei sta con lui, che cazzo mi succede? Perchè sento queste cose? Cristo lei sta con lui! Come posso anche solo pensare che..."
Yukari s'alzò dalla sedia, sibilando un sommesso "Scusatemi" e si diresse nei bagni del cinema. Sciaquandosi la faccia un'improvvisa sensazione di freschezza dovuta all'acqua gelata la riportò alla realtà e cominciò a ragionare più lucidamente. Guardò la sua immagine riflessa nello specchio: Aveva l'aria di una che aveva appena fatto a botte con qualcuno. O almeno, che avrebbe voluto.
Il portone dei bagni cigolò e Yukari si voltò di scatto.
Nadeshiko fece capolino, con aria piuttosto preoccupata. Chiuse il portone, lasciandoselo alle spalle e si avvicinò a Yukari guardandola fissa negli occhi.
"Yukari... C'è qualcosa che non va? Ti prego, sii sincera"
Yukari si voltò dall'altra parte nel tentativo di nascondere il suo sguardo.
"Non c'è niente che non va. Avevo solo bisogno di venire in bagno"
"Yukari... Mi stai mentendo. Lo capisco chiaramente. Per favore... Lo sai che io sono qui per te... Lo sai che io non ti giudicherei mai... Yukari, io ti voglio bene... Parlami..."
A queste parole Yukari si voltò, con gli occhi gonfi di lacrime. Notò che anche lo sguardo di Nadeshiko era sul punto di piangere... I suoi occhi contenenti il colore del cuore dell'oceano sprigionavano una tristezza profondissima e le sue mani erano raccolte sul suo petto, in speranza che Yukari le dicesse la verità.
Yukari si sentì il cuore stretto in una morsa mortale. Il solo pensiero di aver fatto intristire Nadeshiko con il suo comportamento introverso e capriccioso le aggrovigliò le interiora e cominciò inenvitabilmente a piangere.
"Yukari?!"
Nadeshiko le corse in contro afferrandola per le braccia e strattonandola.
"Yukari, guardami... Guardami, ti prego... Yukari..."
La voce di Nadeshiko cominciò a rompersi per il pianto. Calde lacrime scivolarono dolcemente sul suo viso di bambola, che ben presto si rigarono completamente del suo dolore liquido.
Improvvisamente Yukari abbracciò Nadeshiko, forte. Fortissimo. Non aveva mai avuto un contatto fisico così d'impatto e diretto, e così di lunga durata con lei. Mentre il suo animo veniva sconvolto dai suoi strani e peccaminosi sentimenti per l'amica, continuava a piangerla ed ad abbracciarla.
"Nadeshiko... Io..."
"...Yukari..."
I singhiozzi delle due ragazze rompevano il silenzio di quella stanza piastrellata di bianco. In piedi ed abbracciate in silenzio l'aria si riempì del loro dolore, mentre Yukari intersecò le sue dita dei capelli di Nadeshiko e cominciò a stringerli con delicatezza, mentre l'altra sua mano cingeva la vita della ragazza, comprimendola contro la sua. Poteva sentire il seno di Nadeshiko premere contro il suo, poteva sentire il suo cuore battere veloce...
Il suo cuore, che lei desiderava più di ogni cosa. Quei secondi in quello squallido bagno di un cinema, così intimamente abbracciate e abbandonate alle lacrime valsero per lei più di un'intera vita. In quel momento Nadeshiko era sua, solo sua, e nessuno poteva portargliela via. Il suo profumo la inebriava, il suono della sua voce scolvolta dai singhiozzi la scioglieva, il contatto con la pelle del suo collo la destabilizzava.
La desiderava ardentemente, violentemente, pazzamente. E più questo desiderio aumentava, più le lacrime le uscivano dagli occhi con veemenza.
"Nadeshiko..." il respiro affannoso per il pianto le faceva uscire la voce a fatica "Ascoltami... Io devo dirti una cosa..."
L'attenzione di Nadeshiko arrivò alle stelle. Il suo sguardo, sconvolto ma serio si fissò negli occhi di Yukari in attesa di quanto l'amica aveva da dirle in un religioso silenzio.
Yukari prese tra le mani il viso di Nadeshiko e lo avvicinò al suo. Le sue mani si bagnarono delle lacrime di Nadeshiko, e mai una sensazione di pianto le era parsa più dolce.
"Nadeshiko... Io..."
"Ma siete qui?!"
Il portone si aprì con violenza e sulla soglia apparve Masakazu. Il suo sguardo si fece incredulo e sbalordito, nell'osservare le due ragazze con i visi a pochi centimetri l'una dall'altra e le guance completamente rigate dal pianto.
"Ma che...? Ehi ma... Va tutto bene...?"
Yukari si staccò improvvisamente dall'amica, asciugandosi con il braccio le lacrime e dandosi 2 schiaffi sulle gote per riprendersi. Tentò in un qualsiasi modo di riassumere un atteggiamento composto anche se il naso rosso e gli occhi annacquati suggerivano tutt'altro.
"Si, si, vai tranquillo. Mi stavo solo...confessando col lei. Tranquillo, ok? Dai, torniamo a vedere il film"
"Veramente è quasi finito... Vabbè... Torniamo a casa, allora."
Lo sguardo del ragazzo assunse un'aria piuttosto delusa dall'andamento della serata. Mise le mani in tasca e fece dietro front tenendo lo sguardo basso e si diresse a prendere le giacche lasciate sulle seggiole del cinema. Le due ragazze lo seguirono, in silenzio, stropiccandosi di tanto in tanto gli occhi.
Fuori dal cinema l'aria era gelida e il tipico vento fresco da notte primaverile soffiava tra i capelli e le gonne delle due ragazze. Masakazu senza una parola si staccò dalle due e si diresse verso la macchina in silenzio. Nadeshiko guardò Yukari e tirò il fiato come per dire qualcosa ma si fermò, abbassando lo sguardo e raggiungendo con una breve corsetta la macchina del ragazzo.
Non c'erano parole. Solo un pesante silenzio divise le due ragazze quella notte, mentre le stelle curiose e taciturne le osservavano incollate ad un muto firmamento.
La macchina partì e sorpassò Yukari, che la seguì con lo sguardo fino a che essa non svoltò ad una curva. Il suo sguardo si appoggiò di nuovo all'insegna luminosa, ma non riusciva più a leggere il titolo. Oramai stava tutto diventando una macchia di luci ed ombre galleggianti ed ancora una volta il fuoco della sua anima tormentata cominciò a sgorgare dai suoi occhi e a bagnarle la T-shirt sottoforma di delicatissime gocce di passione.

lunedì 19 gennaio 2009

Capitolo 5: Strawberry Juice

Al termine delle lezioni Yukari uscì di corsa dall'aula, sotto lo sguardo attonito dei compagni di classe e della professoressa. Si ritrovò ben presto in corridoio e, dopo essersi guardata a destra e a sinistra velocemente si diresse a passi veloci verso l'uscita. Mentre stava per afferrare il maniglione e spingerlo, una mano maschile afferrò con presa decisa la sua spalla.
"Ehi, ehi, ma cos'è tutta questa fretta? Dove vai?"
Yukari si voltò e si ritrovò davanti al faccione bonario di Masakazu sorridente.
"Senti ma, una curiosità... Sei capace di fermare una persona semplicemente chiamandola o devi per forza afferrarla brutalmente o peggio ancora sbatterle addosso?" Chiese Yukari, divincolandosi la spalla nervosamente.
"Uff, ma come sei difficile Kurugawa... Non ti si può toccare... Dai, mica voglio stuprarti!" Rise lui, in un chiaro tentativo di sdrammatizzare.
"Ci mancherebbe solo questo! Sarebbe un grosso guaio, sia per te che per Nadeshiko..."
Lo sguardo del ragazzo parve stupito.
"Come sai che io e lei stiamo assieme?" Chiese.
"...Lo immaginavo." Rispose Yukari, facendo finta di guardare da un'altra parte con sguardo disinteressato "...Ehi, grazie per la bambolina comunque".
Masakazu sorrise con sguardo compiaciuto.
"Ehi, a proposito di bamboline" disse, prendendo Yukari per le spalle e girandola verso la fine del corridoio "guarda chi sta arrivando!"
Dal fondo del corridoio, coperta da studenti brulicanti, si intravide la figura dolce e minuta di Nadeshiko la quale, accortasi subito che i due la stavano guardando, alzò una manina in segno di saluto, sorridendo con la consueta dolcezza.
"Non è carina da morire? Eh?" Yukari colse nella voce di Masakazu una nota di allupaggine, mentre lo sguardo di lui era sull'idiozia andante.
"Si, me ne sono accorta che è carina da morire!" Gli ringhiò in faccia Yukari, afferrandolo per la camincia e portandolo a 5 centimentri dal suo viso "vedi di non farle del male o io ti impiccherò con le tue stesse interiora". Lo sguardo di lei era contratto in una smorfia di rabbia e il ragazzo deglutì a fatica, risvegliandosi dal coma dovuto dalla graziosità di Nadeshiko.
"U-uh...S-si, stai tranquilla...Ma che ti credi, io le voglio bene..."
"Sarà meglio per te!" Ribattè con forza Yukari, strattonandolo nuovamente.
"Che sta succedendo, ragazzi?" Chiese Nadeshiko, oramai arrivata in prossimità dei due. Il suo sguardo da bambina, così delicata ed indifesa, fece tremare Yukari. Quella ragazza possedeva una tale dolcezza nel tono di voce e nei modi di fare che lei si trovava ogni volta puntualmente disarmata.
"Uh..Stavo solo...Facendo due raccomandazioni a questo volpone..." Disse, afferrando la guancia di Masakazu e strattonandola come farebbe ad un bambino biricchino.
"Ahah, Masa-chan, fortuna che c'è Kurugawa-san a tenerti in riga quando non ci sono io!" Rise la ragazza dai lisci e sottili capelli d'argento "Vi va di andare a bere qualcosa insieme prima delle lezioni pomeridiane?"
"Io dovrei andare al club di baseball adesso..." Rispose Masakazu, con sguardo piuttosto dispiaciuto per non potersi aggregare.
"Ah si? Ma quanto sei bravo! Bene, ma vai, vai!" Ribattè Yukari battendo una forte pacca sulla schiena di lui "Prenditi tutto il tempo che vuoi, vorrà dire che a malincuore dovremo fare a meno di te..." non riuscì a nascondere il tono sarcastico ed assolutamente compiaciuto per l'impegno di lui.
"Seh seh, guarda come tenti di cacciarmi via! Kurugawa sei veramente una vipera!" Sbottò lui guardandola infastidito "Comunque se riesco vi raggiungo più tardi..."
"Ti ho detto di prenderti tutto il tempo che vuoi!" Ruggì Yukari, dandogli un'ennesimo spintone che fece barcollare il ragazzo verso il campo sportivo.

Sulla strada vi era disteso un tappeto di petali di ciliegio e un caldo vento primaverile scompigliava i capelli e le gonne delle due ragazze che camminavano l'una di fianco all'altra nel lungo vialetto che costeggiava la recinzione della scuola.
Yukari osservò in silenzio la figura di Nadeshiko, così semplice minuta, camminare con passo silenzioso e con i lunghi capelli che ritmicamente s'alzavano e s'adagiavano sulle sue spalle ad ogni passo.
"Allora... da quanto tempo siete insieme, tu e Kinoshita-san?" Chiese con tono basso, cercando di nascondere l'interesse che aveva per questa risposta.
"Non te lo saprei dire..." Rispose Nadeshiko voltandosi e sorridendole "In verità è come se l'avesse deciso lui che siamo assieme... Io... Mi trovo bene con lui, e così ho acconsentito... E' dolce, e mi fa stare bene".
Una fitta di negatività strinse il cuore di Yukari.
"Cos'è questa sensazione? Perchè mi sento così? Perchè? Lei è una mia amica... Perchè parlare di Kinoshita mi da un tale fastidio? Io... Non sarò mica gelosa?" Si chiese tra sè e sè, mordendosi il labbro inferiore.
"C'è qualcosa che non va, Kurugawa-san?" Nadeshiko si fermò, fissando l'amica con aria preoccupata. Allungò una mano ed accarezzò il viso di Yukari "Non sembri stare bene, lo sai? Andiamo a bere qualcosa di fresco, forse il caldo ti affanna..."
Yukari si irrigì totalmente e il suo sguardo si fece spaventato e perso.
"Mi sta accarezzando! Mi sta toccando! Oddio... E' così carina... Oddio..." Il viso di Yukari arrossì violentemente al tocco di Nadeshiko. I suoi battiti cardiaci aumentarono vorticosamente e nella sua testa regnò la confusione più totale.
"Ho voglia di baciarla... La voglio baciare...Io..."
Lo sguardo di Nadeshiko si fece interrogativo. Prese per mano Yukari e la portò nel primo bar che incontrarono.
"Sei bollente Kurugawa-san..." affermò con tono preoccupato toccandole nuovamente il viso "Per favore, può portarci qualcosa di fresco? Si sbrighi per cortesia, la mia amica non si sente molto bene..."
Il barista, ignorando totalemente il tono d'urgenza nella voce della ragazza, portò alle due una lista mentre le ragazze si stavano sedendo al primo tavolino. Silenziosamente, tornò dietro al bancone e riprese ad asciugare le stoviglie.
"Probabilmente non ha capito quello che ho detto..." asserì Nadeshiko con una nota di disappunto nella voce.
Yukari se ne stava imbambolata sulla sedia accanto all'amica, ancora sotto uno semi-shock. Osservò le delicate e sottili dita di Nadeshiko prendere il menù e sfogliarlo con altrettanta delicatezza. Aveva voglia di prendergliele e baciarle...
"Vediamo... Qualcosa di veloce... Uhm... Strawberry Juice? Cos'è?"
"Succo alla fragola" Rispose Yukari, non staccandole un attimo gli occhi di dosso.
Ben presto arrivò il succo alla fragola e nell'alto bicchiere di vetro rosa vi erano due cannuccie, rivoltare rispettivamente una a destra e una a sinistra. Yukari si avvicinò con la sedia a quella di Nadeshiko e, prendendo la cannuccia tra le labbra, cominciò a succhiare appoggiando gli occhi sulle labbra di Nadeshiko che si apprestavano a fare lo stesso.
"Spero che ti sentirai meglio dopo questo, Kurugawa-san..."
"Voglio toccarti..."
"Ah, non preoccuparti, pago io!"
"Voglio accarezzarti i capelli..."
"Comunque in un bar del genere non voglio più tornarci..."
"Voglio baciarti il collo..."
"Io non dico nulla perchè non amo fare casino, però quel barista..."
"Voglio sfiorarti le labbra..."
"Buono però questo succo!"
"Voglio baciarti il petto..."
"Kurugawa-san?"
Yukari improvvisamente si risvegliò dall'ipnosi erotica che oramai la stava portando a concepire i pensieri più assurdi sulla figura della sua amica.
"Uhm...Si...Buono...Costa poco...Il barista...Si si." Proferì, con aria più confusa che mai, tentando di nascondere il fatto che continuava a fissare le labbra di Nadeshiko. Dal canto suo, la ragazza parve ancora più stupita.
"Kurugawa-san, devi essere un pò stanca..." Le disse sorridendo e porgendole tutto il bicchiere di succo. "Tieni, credo che serva più a te che a me"
"Sei bellissima..."
Le parole uscirono dalla bocca di Yukari con la prorompenza di un fiume in piena. Rendendosi conto un attimo dopo di che cosa aveva detto, abbassò lo sguardo sentendosi morire. Cominciò a darsi della stupida ripetutamente dentro di sè, strizzando gli occhi e ricordandosi della volta da bambina che aveva detto "Sei bruttissima" alla parrucchiera di sua madre.
"Tsukiyama-san... Non..."
"...Grazie"
Nadeshiko le sorrise, arrossendo visibilmente. I suoi occhi brillarono di una luce profonda ed intensa ed incominciò a giocherellare con un portachiavi legato al cellulare appoggiato sul tavolo.
"Neanche Masa-chan mi aveva mai detto che sono bellissima... Lui dice sempre che sono uno schianto... Ma... Io trovo che bellissima... Sia molto più carino"
Yukari alzò lo sguardo, fissando Nadeshiko. Il suo cuore si riempì di gioia, come non si era mai riempito prima. Non solo non aveva offeso l'amica, ma addirittura lei sembrava aver gradito quell'uscita fuoriluogo.
"Io gliele spezzo le gambe a quel maniaco prima o poi!" Esclamò, tirandosi su la manica della camicetta e mostrando spavaldamente il bicipite del braccio. "Lo vedi questo? Il tuo Masa-chan lo assaggerà fino in fondo, se fa ancora il Fonzie così con te!"
Nadeshiko scoppiò in una fragorosa risata, coprendosi la bocca con entrambe le mani e poggiando la schiena sullo schienale della sedia.
"Kurugawa-san, mi fai morire!" Continuò, mentre la sua risata cristallina e chiara rieccheggiava in tutto il locale.
"Chiamami Yukari"
"Uh... Si, Yukari" Sorrise la ragazzina biondo cenere, mentre una sottile intesa e confidenza incominciò ad instaurarsi tra le due ragazzine.
Il barista fissò le due studentesse e borbottò tra di sè: "...Tsk. Lesbiche".

Le due si alzarono e, dopo aver pagato il conto si diressero fuori dal locale, tenendosi per mano e sorridendo. Il cuore di Yukari volò in alto quel giorno, addormentandosi su batuffoli di nuvole alla fragola.

Capitolo 4: Il filo argentato

Quando Yukari aprì gli occhi, dai vetri impolverati della finestra filtrava un pallido raggio di sole.
Con una mano si stropicciò gli occhi, nel tentativo di rendere la vista più nitida, e si rese conto di essere distesa sotto una spessa coltre di coperte. A giudicare dagli schiamazzi provenienti dai piani di sotto doveva essere all'incirca mezzogiorno. Ma adesso la sua maggiore preoccupazione era capire com'era arrivata lì e come si era conclusa la sua precedente serata.
Tentò di mettersi in piedi ma un improvviso crollo di pressione la costrinse ad inginocchiarsi e ad appoggiare le mani sul pavimento per sorreggersi. Sentì una vampata di calore provenire da sotto i vestiti e un pungente odore di sudore le penetrò nelle narici. Doveva aver sudato molto durante la notte. Appoggiò le mani sull'osso occipitale per massaggiare al fine di attenuare il lancinante mal di testa, quando la porta della sua camera si aprì, con il tradizionale cigolìo.
"Ho sentito un tonfo e così sono venuta su a vedere se avevi combinato qualcosa" La voce di Akemi, che si erigeva sulla porta a braccia conserte, risuonava fredda e distante come sempre.
"Come sono finita qui? Non mi ricordo di essere andata a dormire..."
"Eri accovacciata nel giardino, per terra. Eri senza sensi, caduta nel tuo stesso vomito"
"Uh..."
"La devi smettere, Yukari. La devi smettere. E' difficile per tutti" Akemi sbattè la porta violentemente, lasciando

Yukari accovacciata sul pavimento, il silenzio.
Rimase senza dire una parola a fissare un punto indeterminato della stanza, con sguardo totalmente inespressivo.
Afferrò una scarpa e la lanciò con tutta la rabbia che possedeva in corpo contro la porta.
"Fanculooooooo!!!" Gridò, prolungando la parte terminante della parola per una decina di secondi. L'urlo rieccheggiò tra le grigie pareti spoglie della sua stanza. Sul suo collo si erano ingrossate delle vene, mentre il viso aveva assunto una colorazione paonazza. Respirò affannosamente e tese l'orecchio, aspettandosi i passi svelti e rabbiosi di Akemi sulle scale, intenzionata a tornare indietro e a picchiarla. Non ci furono rumori, ma comunque le sembrava impossibile che non l'avessero sentita.
Si distese sul pavimento a pancia all'aria e fissò il soffitto, dal quale pendeva una magra lampadina incorniciata da crepe. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi per rallentare i battiti cardiaci.
Sentì salire qualcuno sulle scale e si rizzò a sedere. Ecco, stavano arrivando a punirla. Se lo immaginava, era ovvio... Non era nel carattere nè di Akemi nè di sua madre lasciar perdere un "vaffanculo" urlato. La porta si aprì e comparve sulla soglia una donna sulla cinquantina, con i capelli arruffati e raccolti in una smunta coda di cavallo. Il suo viso, oramai increspato da molte rughe, aveva un'aria stanca e la pelle scura, tipica dei giapponesi discendenti dagli Ainu degli Hokkaido, era tappezzata da piccole macchie.
"C'è qualcuno che ti cerca all'ingresso" Disse, con voce che pareva il cigolìo di una vecchia carrucola.
"Chi è?"
"Non lo so. Scendi, per favore"
Yukari seguì sua madre e giunse all'ingresso. Aprì la porta e i suoi occhi strabuzzarono in un'espressione di totale stupore.
"Masakazu?!" Squittì, con voce rotta dalla sorpresa.
"Uh, si... Ehm... Disturbo?" Disse lui, grattandosi la nuca e sorridendo nervosamente, tipico segno di imbarazzo in lui.
"Mmh.. No...Ma che ci fai qui? Come fai a sapere dove abito? Ma che, vuoi mica entrare?"
"Ma no, ma no! E' che...oggi sei mancata da scuola..."
"Si...Non mi sono svegliata, stamattina"
"Ho chiesto alla professoressa il tuo indirizzo di casa, e... Sono venuto per portarti un pensierino...E' una cazzata, eh!"
Il ragazzo porse un pacchettino di cartone a Yukari, infiocchettato con un nastro di stoffa scozzese. Si inchinò, augurandosi che lei avrebbe gradito il dono. Yukari lo prese in mano e, fissando prima il pacco e poi il ragazzo, si inchinò.
"Grazie... Non dovevi..."
"Eh, ma ti pare? Per così poco... Pensavamo stessi male e così ti abbiamo scritto sopra di guarire presto..."
Yukari stesse in silenzio, fissando il pacco.
"Beh, allora io vado eh? Fatti vedere a scuola domani, Kurugawa-san! Sennò mi tocca portarti pacchetti tutti i giorni!"
Il ragazzo si incamminò verso il vialetto e si voltò per salutare la compagna di stanza con un sorriso.
Era adorabile. Il suo sorriso e il suo modo di porsi, così insicuro e tenero, le suscitò una sensazione di simpatia. Sorrise, salutandolo a sua volta con la mano e seguendolo con lo sguardo fino a quando lui scomparve nell'isolato successivo.
Rientrò in casa e sua madre e la sorella minore si avvicinarono con sguardo incuriosito.
"Che cosa ti ha portato quel ragazzo? Sarà mica il tuo fidanzato?" Gracchiò la madre con sguardo indagatorio.
"Guarda che non sono Akemi. Non mi fidanzo dopo un giorno, io!"
"Tu non ti fidanzi proprio!" Urlò Akemi dal bagno, intenda ad asciugarsi i capelli con un phon.
"Mavvaccagare!"
"Mamma, Yukari ha detto va a cagare" esclamò Sumire con sguardo scandalizzato.
"Yukari non dire parolacce davanti a tua sorella" la ammonì sua madre, sedendosi su una sedia ed afferrando il telecomando.
"Mmmmh, che palle..."
"Mamma!"
"YUKARI!!!" Urlò sua madre, battendo un pugno sul tavolo e voltandosi a guardarla con sguardo furente.
Yukari ignorò l'ammonimento e, senza dire una parola, salì le scale per dirigersi in camera

Si sedette sul letto con la gola secca per l'emozione. Toccò il fiocco sulla superficie della scatola e qualcosa le rimase impigliato tra le dita. Infastidita, sforbiciò le dita nel tentativo di liberarsi e un sottile filo le cadde sui pantaloni. Lo prese in mano e, dopo averlo portato alla luce, esso scintillò come neve fresca al sole.
"Nadeshiko..." Pensò, mentre il suo cuore venne scosso da una capriola.
In fretta e furia scartò il pacco, buttando per terra il nastro ed il coperchio di cartone che per il forte colpo sul pavimento rotolò per metà stanza. Il suo cuore batteva all'impazzata e dovette passarsi la lingua sulle labbra per detergere la secchezza.
All'interno delle mura di cartone vi era una piccolissima bambola di pezza. La pelle era cucita con una stoffa bianca e i vestitini, raffiguranti una divisa femminile scolastica, erano di velluto verde. La prese in mano con sguardo estremamente incuriosito e, toccandole i capelli, si accorse che avevano una morbidezza senza precedenti ed una colorazione che le ricordava i ghiacciai invernali. Riaccarezzandoli più volte si accertò che non erano capelli sintetici ma umani e che se venivano esposti alla luce del sole brillavano... come neve fresca al sole.
Li annusò, e nella sua mente prese nitidamente forma il grande albero di ciliegio nel giardino della scuola.
Si portò la bambola al petto ed incominciò a piangere. Dondolandosi avanti ed indietro ripetutamente, il suo viso era oramai rigato da fiumi di lacrime, mentre dal naso il liquido aveva oramai raggiunto il mento. Pianse ad alta voce, scossa da colpi di tosse e singhiozzi, premendo contro il cuore quella bambolina dagli occhi di bottone, quasi come se volesse fonderne la stoffa con la sua carne. Gli occhi completamente annacquati erano iniettati di sangue e rossi, mentre il rumore del muco che veniva risucchiato dal naso sovrestava oramai quello del pianto.

Nadeshiko si era tagliata una ciocca di capelli per creare una bambola il cui scopo era quello di chiedere di tornare. Sulla maglietta della bambola vi era cucita una scritta, in caratteri molto piccoli:
< Guarisci presto! Kinoshita e Tsukiyama >