mercoledì 17 giugno 2009

Yoru no Hana - Cap 9 : Seta celeste

Aprì gli occhi e si ritrovò ancora una volta nella sua umida stanza dagli angoli dei muri impregnati di muffa. Ancora un poco intontita dal pesante sonno che l'aveva avvolta la sera precedente, Yukari decise di controllare l'ora sul suo cellulare, tentennando un poco con la mano nel tentativo di afferrarlo.
Le 7:00.
Era mattina, la notte era passata.
Si rizzò a sedere con un movimento goffo, sentendosi appesantita. Le sue coperte disfatte ed arrotolate l'una con l'altra sembravano una palla di cartaccie. Rumori indefiniti provenivano dal piano inferiore, probabilmente sua madre e sua sorella maggiore erano già in piedi.
Si erano baciate.
Si, la sera prima lei e Nadeshiko si erano baciate con infervorata passione in un prato di lucciole. Conservava ancora una sensazione umida sulle labbra, come se il bacio l’avesse appena ricevuto. Le sensazioni provate la sera precedente erano amplificate dal ricordo ed ora ne poteva godere con lucida razionalità: aveva baciato la più bella e raffinata ragazza della scuola.
Il pensiero di Nadeshiko la riempi di passione in ogni più piccolo atomo del suo corpo. Una scossa elettrica di adrenalina pervase la sua mente mentre ritornava con il pensiero all’attimo in cui la prima volta le loro labbra si erano incontrate. Non aveva mai sentito delle sensazioni simili verso qualcuno, ma nemmeno nei confronti della vita in generale; l’arrivo di quella ragazza nella sua vita aveva completamente cambiato suo punto di vista. Sentiva che poteva uccidere per lei, fare follie inimmaginabili, impazzire e delirare completamente. Nadeshiko la riempiva di un’emozione troppo grande che il suo cuore, per quanto potesse espandersi, non riusciva a contenere. Si sentiva esplodere dall’interno sotto spinte di violenti sentimenti.
Quella giornata prometteva un tempo variabile. Piccole nuvolette oscuravano il sole ad intermittenza e l’aria era fredda ma umida.
Si preparò in fretta e furia, pronta per andare a scuola con l’unica intenzione di vedere Nadeshiko. Scese le scale correndo ed afferrò prontamente una fetta di pane duro adagiata su un tagliere di legno. Stava per imboccare l’uscita, quando la madre la fermò.
“Yukari, non dimenticarti l’obentou*”.
Seduta su una sedia cigolante, indicò alla figlia un piccolo cestino contenente il pranzo.
Scordandosi di ringraziare, Yukari lo afferrò e volò fuori dalla sua casa in attesa del pulman.

L’incontro con Nadeshiko, ai cancelli dell’istituto, fu per lei una violentissima sberla d’amore. L’aveva già intravista da lontano, fragile ed ingenua, così tremendamente attraente nella sua infantile innocenza, così assolutamente adorabile nella suo essere gentile con tutti quanti a qualsiasi ora della giornata, in qualsiasi situazione. Nadeshiko rappresentava per lei la motivazione per andare a scuola tutte le mattine con il cuore in gola, la motivazione per continuare a mangiare, a dormire, a respirare. Era incredibile che riuscisse a sentirsi così frizzante ed elettrica… La vista di Nadeshiko le rendeva il sangue ossigenato, nelle sue dita scorrevano pensieri d’amore tattile, il suo cuore pompava in tutto il corpo desideri di passione irrefrenabile.
Quando l’oggetto del suo delirio interiore si voltò ad osservarla, ci mancò veramente poco che perdesse la coordinazione dei suoi movimenti e cadesse a terra.
Il cuore mancò di un battito.
“Ciao Yukari”
La voce di lei, simile alle note più alte di un’arpa celtica, la rintronò ancora di più.
“C-ciao Nadeshiko…”
La sua voce uscì simile ad un rantolo, soffocato ed imbarazzato. Stava affrontando un’eccessiva sudorazione ed era sicurissima che se solo l’aggraziata bambolina di porcellana avesse azzardato un gesto come per esempio sfiorarla, non avrebbe retto davvero il colpo questa volta.
“Come stai, stamattina? Sai, volevo invitarti ad una festa questo weekend…” disse Nadeshiko, mentre le due si stavano avviando verso l’entrata della scuola a passo lento, evidentemente per guadagnare tempo.
“Io? Cioè…Si, sto bene! Ah! Una festa…Questo weekend? Di che si tratta?”
Notando l’atteggiamento totalmente sereno e rilassato di Nadeshiko, decise che doveva rilassarsi anche lei. In cuor suo provava un’intensa felicità nel vedere che nonostante la notte precedente ora tra loro non c’era imbarazzo. Nadeshiko sembrava tutto meno che sconvolta o pentita e questo non faceva altro che aumentare la stima che aveva nei suoi confronti. Era una ragazza così educata e intelligente che non aveva avuto nessun problema ad accettare quanto successo.
“Sai, tra poco ci sarà una festa estiva del nostro Istituto… Non è niente di che, semplicemente un evento organizzato dal Club di giardinaggio della scuola per celebrare l’inizio dell’estate… Io amo molto questo tipo di celebrazioni e poi credo che sarebbe un’ottima occasione per poter passare un po’ di tempo insieme…”
Nel pronunciare le ultime parole, la voce di Nadeshiko si fece quasi piacevolmente civettuola. Yukari colse immediatamene il messaggio subliminale che consisteva in un esplicito invito a passare ancora del tempo da sole e assieme. Si morse il labbro inferiore, cercando di mascherare tutto l’immenso piacere che stava provando in quel momento.
“Puoi contarci che ci sarò, bambolina!” Esclamò, accarezzando di sfuggita con l’indice la vellutata guancia di Nadeshiko. Immediatamente dopo non riuscì a capacitarsi di come le era uscito un atteggiamento così tanto da latin lover.
“Bambolina?” Rise Nadeshiko, arrossendo.
“Si, certo! Bambolina! Che cosa saresti altrimenti?”
“Sono una normale ragazza appartenente ad un ceto sociale medio-alto che non ha nessuna vera amica a parte te…”
“Sei troppo bella per essere semplicemente una ragazza… E poi io non sono solo tua amica…”
Quelle parole uscirono dalla bocca di Yukari con veemenza, quasi urlate. Ci teneva a ribadire a sé stessa e a lei che non aveva nessuna intenzione di etichettarsi come semplice amica. Dopo quello che c’era stato la sera prima, no. Amica non era proprio il termine giusto.
“Si, è vero…” balbettò timidamente Nadeshiko, mentre le due erano arrivate oramai all’ingresso della classe di Yukari “tu mi dai qualcosa che un’amica non potrebbe mai darmi…”
Ancora una volta, delle semplice parole pronunciata con aria naive da lei, suscitarono in Yukari un oceano in tempesta. Senza pensarci un attimo, le afferrò la mano incurante del luogo e della situazione ed incominciò a ricoprirgliela di baci.
“Voglio che tu sia mia…” ansimò, tra un bacio e l’altro. La passione che provava per Nadeshiko le distruggeva ogni libidine, ed in effetti cominciarono a comparire intorno alle due figure delle ragazze i primi sguardi curiosi e si sentirono alcuni sommessi commenti.
“Yu-Yukari…”
Nadeshiko pareva parecchio intimorita da quel comportamento così sconvenievolmente appassionato e Yukari intese immediatamente che doveva darci un taglio. Se avesse continuato a non trattenere mai ciò che provava in qualsiasi situazione, avrebbe finito per mettere nei guai Nadeshiko. E se fosse successo qualcosa a lei per colpa sua, non c’era punizione corporale sufficientemente dolorosa ed atroce che potesse redimerla. Abbassò lo sguardo, si mise le mani in tasca e, sorridendo con imbarazzo si congedò, più per togliere Nadeshiko dall’imbarazzo che per reale voglia di andarsene.

Con il passare delle ore e dei giorni, anche i momenti di imbarazzo passati in compagnia di Nadeshiko diventavano inevitabilmente dei dolcissimi ricordi.
Yukari non aveva perplessità né dubbi su ciò che provava per Nadeshiko, ed era sicura che lei non ricambiasse con altrettanta intensità, altrimenti a quest’ora sarebbero già fuggite insieme.
Solo il pensiero di quella ragazza la pervadeva di un calore ineguagliabile mai provato in vita sua.
A casa non aveva più testa per nessuno: non trovava più la concentrazione per giucare con Sumire, era troppo di buon umore per rispondere alle frecciatine di Akemi, eseguiva gli ordini della madre senza ribattere, ma la maggior parte delle volte i suoi favori erano più nocivi che utili dato che faceva ogni cosa con estrema disattenzione.
Nonostante non avesse più rivisto Nadeshiko per tutta la settimana, Yukari riusciva a mantenere un’intensa corrispondenza tramite gli sms con la ragazza, i quali riportava puntualmente su carta con estrema minuzia così da poter far spazio ad altri nuovi. I suoi pensieri erano tutti per lei, il suo inchiostro era tutto per lei, il suo godimento interiore era tutto rivolto a lei.

Sabato.
Sabato era arrivato.
Bussò con premura alla porta della sorella maggiore Akemi, la quale aprì con la solita aria scocciata. Dall’impellenza dei gesti di Yukari, Akemi ne dedusse che oramai nella vita della secondogenita c’era qualcosa di veramente importante.
“Ma che vuoi?” proferì Akemi, ruminando svogliatamente un chewing gum.
“Un vestito da sera elegante, femminile ma non troppo” replicò Yukari, facendosi spazio con una spallata per entrare nella sgargiante stanza della sorella.
“Ehi, ehi! Ma che è? Guarda che non puoi permetterti di entr…”
“Akemi, che cosa sta bene con i miei capelli? E con i miei occhi?”
L’impazienza di Yukari era alle stelle e Akemi non impiegò molto tempo per capirlo. Si arrese e sospirò profondamente. D’altronde, un tempo era stata così anche lei…
Spalancò le ampie ante del suo armadio di legno di pino. Una sfilza di appariscenti e vistosi vestiti emerse dal buio del guardaroba. Con un abile ed esperto gesto, Akemi estrasse un abito di seta celeste dall’aria delicata e dal gusto squisito. Non aveva motivi particolari, era semplice ed aveva una grande scollatura a V in mezzo a due spalline sottilissime. L’appoggiò contro il corpo della sorella minore e dopo un breve momento di ponderazione, sorrise.
“Il celeste ti dona davvero un casino”
Yukari abbracciò l’abito, tenendolo premuto contro il suo corpo. Profumava di Akemi, sapeva di rose selvatiche. Il tessuto era soavemente soffice e sicuramente lasciava respirare il corpo, liberandolo dalla calura estiva.
I suoi occhi si riempirono di lacrime, che ricacciò indietro con orgoglio. Il suo sguardo incrociò quello di Akemi e tra le due nacquero, in un silenzio complice, due sorrisi in sintonia.

L’abito di seta celeste aderiva perfettamente al corpo di Yukari, avvolgendolo in una tenue e leggera carezza. Aveva rimediato un paio di sandali in coordinato con il vestito giusto all’ultimo momento, al mercato del sabato mattina.
Si dirigeva a grandi falcate verso il luogo della festa, un piccolo parchetto della città in cui abitava, dai pochi alberi secolari e dall’erba ben curata. Poteva sentire già nell’aria il profumo della festa giovanile, della voglia di divertirsi degli studenti, dell’inizio dell’estate. I suoni delle prove di una band locale invitata alla festa per scaldare l’atmosfera le parevano sempre più vicini. Le percussioni veloci della batteria andavano a pari passo con i rimbombi del suo cuore nelle tempie per l’emozione. Non poteva aspettare un attimo di più, accellerò il passo per restringere i tempi, non voleva far aspettare Nadeshiko per dei lunghissimi ed interminabili minuti che avrebbero potuto godersi assieme. Arrivò al parco di corsa, sudata ed accaldata: pessima idea, dato che i capelli le si erano arruffati e le guancie erano oramai arrossate. E se Nadeshiko avesse provato rimbrezzo nel toccarla vedendola in quello stato scombinato?
Non fece in tempo a formulare la risposta a questa domanda che una mano si appoggiò sulla sua spalla, afferrandola con presa decisa.
“No, anche tu qui? Ma dai!”
La voce di Masakazu era inconfondibile. Conservava sempre quell’intramontabile ottimismo nella vita che lo aveva caratterizzato sin dal primo giorno. Il ragazzo indossava un paio di jeans stracciati ma alla moda, uniti ad una camicia molto classica, bianca, slacciata fino al diaframma. Il suo corpo, compatto e robusto, sfoggiava un’abbronzatura ambrata che faceva contrasto con il candore della camicia.
“Si, anche io qui, tesoro. Sorpreso?” disse Yukari, voltandosi verso di lui e fronteggiando il suo sguardo senza nessun problema.
“No, affatto, anzi… Mi sarei sorpreso del contrario. In effetti speravo davvero che tu venissi, Yuka-chan… Senza di te non mi diverto bellezza, lo sai”
La voce fiera e altezzosa di Masakazu tradiva una falsità di fondo molto evidente. Aveva sicuramente qualcosa in testa e il suo divertimento era far soffrire Yukari, umiliandola o dimostrandole qualcosa di spiacevole.
“Davvero? Questa sera ti farò divertire alla grande, Masa-chan… Mettiti comodo e stà a vedere.”
Yukari sorrise, utilizzando lo stesso tracontante e borioso tono del ragazzo per fargli capire che aveva intuito ogni cosa. Era decisa a stracciarlo quella sera, e a dimostrargli che Nadeshiko aveva già il cuore occupato. E non da un uomo.
Masakazu le rispose prontamente qualcosa, ma lei non lo sentì. In quel momento non aveva più voglia di rispondergli con battutine acide intrise di sarcasmo. In quel momento c’era qualcosa di più importante a cui pensare, qualcosa di più interessante aveva catturato la sua attenzione. Alle spalle del ragazzo, tra i corpi senza colore e senza identità dei primi partecipanti alla festa, intravide una figura graziosamente gracile dai capelli intrisi di riflessi lunari farsi spazio tra gli astanti e guardarsi intorno timidamente… Gli orli del suo vestito di seta celeste sfarfallavano dolcemente sotto le carezze del vento, accarezzando come ali di fantasma l’immacolata e virginale pelle.



* Obentou: cestino per il pranzo.

domenica 14 giugno 2009

Evvai così, alla grande!
x°D